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Scoperta necropoli da record
Vi riposavano 60 Ostrogoti


02/10/2008

Il mondo dell’archeologia è strano e affascinante.
A volte le grandi scoperte sono dietro l’angolo o a pochi metri dalla riva (vedi i bronzi di Riace), a volte, invece, in un’intera vita fatta di picconate e giornate sotto il sole, l’archeologo non si imbatte in nulla che faccia tremare i polsi della comunità scientifica.
A Imola solo pochi centimetri di terreno hanno nascosto per 14 secoli una "scoperta da antologia": una delle più grandi necropoli degli Ostrogoti giunte fino a noi.
All’ombra dell’Ipercoop riposavano da anni oltre 60 individui, scoperti dalla Soprintendenza Archeologica dell’Emilia Romagna, chiamata in causa in seguito alle segnalazioni di Confartigianato e Aurora 2.
L’area, infatti, ospiterà negli anni a venire la sede del gruppo diretto da Amilcare Renzi e alcune abitazioni che saranno edificate dalla nota ditta costruttrice imolese.
Ad operare sul posto, per conto della Soprintendenza, è stato inviato l’archeologo Xabier Gonzales Muro, autore delle scoperte più importanti per la nostra città negli ultimi anni.
«Sapevamo che la zona davanti al Centro Leonardo era ricca di testimonianze archeologiche - spiega Gonzales - perchè già due anni prima dello scavo vero e proprio avevamo eseguito delle indagini propedeutiche di prospezione.
In questa occasione il mio lavoro non è stato facile, perché non c’erano tanti dati da vedere, ma ho letto bene le tracce di tipo stratigrafico a disposizione e l’interpretazione che ne ho tratto quadra perfettamente con i reperti e le testimonianze scritte».
Ma cosa si nascondeva sotto quei pochi centimetri di terra?
«Il primo strato presentava delle strutture funerarie di età romana. Molte erano in calcare bianco d’Istria. Si tratta di significativi resti funerari monumentali, da una finta urna utilizzata a cuspide a un finto architrave con metope e triglifi, fino a un finto capitello con palmette.
Abbiamo poi operato un allargamento della zona d’indagine e osservato dei tagli nel terreno che testimoniano l’esistenza di strutture appartenenti a una necropoli di età alto imperiale.
Era tradizione per i Romani posizionare le sepolture lungo le strade e qui siamo vicinissimi alla via Emilia».
Gonzales ha quindi interpretato le tracce di quel tempo lontano rimaste impresse sul terreno e ne ha dedotto una spoliazione dell’area tra il IV e V secolo. La neonata "cava" ha fornito materiale, poi utilizzato nella prima fase di Villa Clelia.
Non sono passati inosservati nemmeno i resti di una glareata, una strada in ciottoli di fiume che si dipartiva dal limite meridionale della via Emilia.
Ma è la terza fase quella più significativa, quella che a pochi centrimetri di profondità nascondeva i resti degli Ostrogoti.
«Abbiamo scoperto una fossa comune con circa 60 individui e alcune tombe singole. Le indagini antropotriche sono tuttora in corso, ma posso già affermare con sicurezza che si tratta di Ostrogoti sepolti all’unisono nella seconda metà del VI secolo».
La convinzione di Gonzales sono supportate da fonti scritte e da resti materiali, in primis le tante monete risalenti al periodo dei Goti ritrovate nella grande fossa.
«Ne abbiamo trovate 20. Una è un tremisse d’oro e raffigura Giustiniano - spiega Gonzales - Le altre sono d’argento e mostrano re e condottieri di inizio VI secolo, da Teodorico ad Alarico, fino a Vitige. Utili per l’attribuzione a un’unica etnia gota sono anche le fibie, le spille e le decorazioni, resti ultimi dei vestiti con cui gli individui erano stati sepolti».
Ora iniziano due fasi importanti: quella delle analisi, che permetteranno di capire il sesso, le età e le eventuali patologie degli individui, e quella dei confronti, in seguito ai quali si potrà davvero parlare della necropoli di questo tipo più grande di sempre.
Qualche ipotesi sulla morte dei Goti, però, è già stata fatta. Due sono le più plausibili: la guerra greco-gotica, che si svolse lungo la nostra penisola a metà del VI secolo, e un’epidemia di peste, di cui ci parlano le fonti coeve. Gonzales è per quest’ipotesi, ma solo in un secondo momento si potrà parlare di certezza.
Allora, potrebbero venire alla luce anche due progetti per ora ancora in fase di abbozzo, una piccola mostra e un catalogo sui ritrovamenti, che Confartigianato e Aurora 2, si sono impegnate a pubblicare.
Da quel giorno, soprattutto per gli imolesi, gli Ostrogoti potrebbero essere qualcosa di più di un ricordo indistinto di uno dei tanti popoli del libro di storia delle medie.

http://www.nuovodia rio.com/attualit a.cfm?wid= 4666




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